Battaglione di disciplina 999 by Heinz Günther Konsalik

Battaglione di disciplina 999 by Heinz Günther Konsalik

autore:Heinz Günther Konsalik [Konsalik, Heinz Günther]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788878191105
Google: d2-4swEACAAJ
editore: TEA
pubblicato: 1989-10-14T22:00:00+00:00


Erich Wiedeck se ne stava seduto in un bunker non ancora completamente sistemato e fumava l’ultima sigaretta della sua razione, quando lo stretto passaggio fu oscurato da una robusta figura che entrava. Wiedeck rimase con la sigaretta a mezz’aria, pensando in un primo momento di sbagliarsi. Era invece proprio lui: Krüll.

– Ma tu diventi matto – mormorò sconcertato, mentre si alzava lentamente.

– Ehi, voi, battifiacca, godete già del riposo serale? Ah, già, ce n’è solo uno, qua dentro. Dove sono gli altri?

– Chi? – chiese Wiedeck.

– Gli altri. Oppure costruisci il bunker da solo?

– Avevo ancora qualcosa da fare qui – disse Wiedeck. Non era del tutto esatto. Si era nascosto in quel bunker una mezz’ora prima del cambio; voleva starsene un po’ in pace, era stanco morto, e lì c’era un po’ meno freddo che fuori, dove quel maledetto vento gelido spazzava la pianura ed i piccoli cristalli di ghiaccio si attaccavano al viso come spilli.

– Bene, non so – disse Krüll – qui sembra abbastanza accogliente. Giocare ai soldati, che pacchia! Adesso so anch’io perché mancano quei cinquanta metri di trincea. Invece di scavare, ve ne state placidamente seduti. Era tempo che io venissi a dare una occhiata personalmente.

Erich Wiedeck schiacciò la sigaretta e si infilò la cicca nel taschino sul petto; poi si sedette di nuovo. Krüll lo guardò sorpreso, e si mise a gridare forte: – Su, su, fuori dal bunker e avanti col piccone.

– No – disse Wiedeck – c’è già il cambio. Sono qui da dieci ore, tutta la notte. E per tutto il tempo non mi hanno portato da mangiare e non ho avuto un momento di riposo. Altro che riposo serale!

– Riposo? La Wehrmacht è forse un sanatorio? – si mise a gridare Krüll. Si sentiva più forte. Era venuto fino al posto di lavoro insieme a Hefe ed a Kentrop con quattro slitte, mentre già cominciava ad albeggiare, attraversando il territorio scoperto senza che i russi reagissero. Questo aveva convinto Krüll che tutte le informazioni che arrivavano sui sovieti che sparavano su ogni cosa che si movesse sulla neve erano esagerate e servivano solo a prendersela con calma. L’unica cosa che rimaneva per lui un mistero era da dove venissero quel gran numero di morti e di feriti. Ma di questo non si dava troppo pensiero, per il momento. Forse c’erano molti casi di autolesionismo. Bisognava fare più attenzione in futuro.

Subito appena arrivato alle prime trincee, aveva deciso di fare una perlustrazione, ed invece di uomini che lavoravano duramente aveva trovato gente sdraiata sul fondo, o appoggiata alle pareti, che sonnecchiava in attesa del cambio. Così era arrivato anche fino al posto avanzato per mitragliatrici pesanti, in cui era accovacciato Wiedeck.

In un bunker come quello non si stava poi nemmeno tanto male. Ripari di terra indurita, rivestimenti di tavole, robuste travi di sostegno, ed un paio di nicchie, entro cui potevano stare dei lettini di legno con pagliericci. Abbastanza confortevole. Ma aveva tempo per andare in giro, voleva prima mandare al diavolo quel dannato Wiedeck.



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